Grattacielo Pirelli

Luogo: Milano, piazza duca d’Aosta – via Fabio Filzi, 22

Autore: Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Giuseppe Valtolina, Egidio Dell’Orto; Pier Luigi Nervi, Arturo Danusso (strutture); Corvino + Multari, studio RSG (restauro)

Cronologia: 1954 | 1960; 1998| 2004 (restauro)

Itinerari: Architetture per la collettività

Uso: palazzo pubblico

Il Grattacielo Pirelli, commissionato da Alberto Pirelli allo studio di Gio Ponti, Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli per la nuova sede dell’azienda, è il simbolo di un momento di grande sviluppo economico e di fiducia nel futuro dopo i danni prodotti dalla guerra. La sua posizione, prospiciente da un lato la piazza della Stazione Centrale, dall’altro una zona che il piano regolatore adibiva a un distretto commerciale, permette la realizzazione di un grattacielo di 127 metri, la cui altezza supera sia quella del Duomo che della torre Velasca, guadagnandosi l’appellativo di “Pirellone”. Il grattacielo è oggi diventato un edificio pubblico, sede della Regione Lombardia e simbolo della città di Milano.

Ponti configura l’edificio come una lastra sottile che si colloca nell’area trapezoidale non allineandosi alle giaciture delle strade che la delimitano, ma in posizione perpendicolare rispetto al fronte della stazione, in modo da dichiarare il suo ruolo urbano.

Il bordo del lotto è occupato da edifici di due-quattro piani, che ospitano funzioni autonome. Ponti separa questi volumi bassi dalla torre con due strade interne in modo che essa sembri spuntare dal suolo e non emergere da un basamento, che ne ridurrebbe l’effetto di lastra bidimensionale lanciata verso il cielo.

L’idea di Ponti di un’architettura dalle forme compiute e finite deve, in un fabbricato a lastra e di grandi dimensioni, confrontarsi con la questione strutturale. Viene richiesta la consulenza di Pier Luigi Nervi e Arturo Danusso che suggeriscono di utilizzare due coppie di pilastri lamellari, ortogonali ai prospetti, equidistanti dall’asse centrale, e setti portanti nelle estremità. Questi elementi in cemento armato, visibili anche all’esterno, definiscono il disegno delle facciate secondo un impaginato in cui il grande slancio verticale, esaltato dalla partizione quintupla del piano di facciata, è compensato dalla scansione orizzontale delle finestre a nastro e dalla sottile copertura, che si distacca dal corpo della torre costituendone un netto quanto composto coronamento.

La presenza dei blocchi ascensori e dei servizi lungo il fronte opposto alla piazza determina la distinzione e la gerarchia tra i due prospetti. In quello posteriore, oltre ai setti e ai pilastri, anche la parte centrale corrispondente ad ascensori e servizi è caratterizzata da pareti piene, rivestite da tesserine di ceramica, che ne accentuano la verticalità. Le testate sono definite da due coppie di setti portanti: due piloni triangolari in cemento armato che contengono le scale di emergenza, separate al centro da un profondo taglio verticale che illumina il corridoio centrale, spazio distributivo principale che dà accesso agli uffici ai vari piani.

Nel 1998 una commissione tecnico-scientifica composta da membri provenienti da Politecnico di Milano, “La Sapienza” Università di Roma, Sovrintendenza regionale ai Beni Culturali, Direzione Generale Culture, Identità e Autonomie della Lombardia e Ministero per i Beni e le Attività Culturali DARC, bandì un  concorso per restaurare l’auditorium e i piani di rappresentanza del Grattacielo. Lo studio Corvino+Multari risultò vincitore della procedura. Nel 2002, a seguito di un incidente aereo in cui un velivolo privato impattò sulla facciata, l’incarico di restauro venne esteso anche ai cinque livelli interessati dal tragico evento. Il restauro delle facciate, operato da Corvino+Multari insieme allo studio RSG, è avvenuto nel pieno rispetto del disegno del maestro milanese, conservando ove possibile gli infissi originali per limitare al minimo le sostituzioni dei materiali.

Foto di Marco Introini