Luogo: Roma, Lungotevere Arnaldo da Brescia, Lungotevere Michelangelo
Autore: Silvano Zorzi, Luigi Moretti; Aldo Müller, Pietro Piscitelli (collaboratori)
Cronologia: 1964 | 1976
Itinerario: Un paese industrioso
Uso: Ponte urbano
Ideato per risolvere il passaggio della metropolitana da una parte all’altra del Tevere, il ponte Pietro Nenni (dal nome dello statista socialista scomparso poco prima della sua inaugurazione) è il frutto della collaborazione di uno dei più innovativi strutturisti italiani, Silvano Zorzi, e di uno dei più grandi architetti della storia recente del nostro paese, Luigi Moretti. A Zorzi si deve il progetto dello schema statico del ponte, a Moretti lo studio delle sagome e la finitura delle forme. Lungi dal sembrare questo un compito riduttivo, la divisione delle competenze risultò un principio molto efficace: ciascuno dei due ingegni fu infatti libero di dare il proprio contributo nell’ambito delle sue conoscenze, portando a compimento un’opera di grande essenzialità strutturale.
Il ponte fu progettato a partire dall’anno 1964. Prima di allora si pensava di realizzare il collegamento tra le due sponde del Tevere mediante un tunnel sotterraneo; quest’ipotesi però fu presto abbandonata per via della natura geologica del terreno. La soluzione proposta da Zorzi e Moretti fa uso della tecnologia del precompresso, che consente ai due progettisti di mantenere delle sezioni estremamente sottili.
Il ponte è sorretto da due pile divaricate a “V” di cemento armato faccia a vista. La lavorazione della superficie è estremamente accurata, grazie alla particolare attenzione dedicata alla realizzazione dei casseri e al fluidificante usato per ritardare la presa.
La raffinatezza del disegno impresso alla struttura da Luigi Moretti si manifesta nelle sagomature dei bordi delle pile e nella tesa sezione dell’intradosso dell’impalcato.
Il progetto di Zorzi-Moretti trova una brillante soluzione per integrare il traffico veicolare con il passaggio dei treni della metropolitana: la sede dei binari della metropolitana, infatti, viene lievemente ribassata rispetto alla sede stradale, e ciò consente di evitare che le carrozze in passaggio incombano sugli autoveicoli che percorrono le corsie laterali.
La vista frontale restituisce un’immagine di grande linearità. Da questo punto di vista il ponte appare estremamente sottile, perdendosi la percezione della massa delle pile in calcestruzzo.