Luogo: Roma, Largo dei martiri delle Fosse Ardeatine
Autore: Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli, Mario Fiorentino, Giuseppe Perugini; Mirko Basadella, Francesco Coccia (sculture)
Cronologia: 1944 | 1951
Itinerari: Architetture per la collettività
Uso: Monumento
Nel settembre del 1944 il Comune di Roma bandisce un concorso nazionale per un monumento in ricordo delle 335 vittime civili e militari dell’eccidio nazista, avvenuto il 24 marzo dello stesso anno, presso le cave sulla via Ardeatina; il monumento sarà da edificarsi nel luogo del tragico evento. Tra i dodici partecipanti ne vengono selezionati quattro che passano alla seconda fase. Alla fine del 1946 sono dichiarati vincitori ex aequo il gruppo di Mario Fiorentino e quello di Giuseppe Perugini, che insieme redigeranno il progetto definitivo. Il monumento si compone di tre parti in sequenza: le grotte, il percorso e il sacrario. Il percorso collega le grotte, cioè il luogo dove avvenne l’eccidio, al sacrario, che è il luogo della sepoltura.
L’area è circondata da un muro rustico di pietra sperone che forma all’esterno un piccolo slargo d’ingresso, dove è collocata la cancellata dello scultore Mirko Basaldella, che rappresenta un groviglio di spine. Superato il cancello ci si trova in uno slargo pavimentato a selci, fronteggiato dal muro di consolidamento della cava, nel quale un’apertura permette di accedere al luogo dell’eccidio.
Le pareti delle gallerie della cava sono state consolidate, in modo che il visitatore possa percorrerle e immedesimarsi nell’esperienza drammatica delle vittime.
In due punti del percorso l’oscurità interna alle gallerie si interrompe: due voragini aperte nelle volte di tufo da mine naziste fanno penetrare la luce dall’alto e permettono al visitatore di riacquistare la vista del paesaggio esterno.
Superato il luogo dell’eccidio una seconda galleria, che nella parte conclusiva si trasforma in un percorso a cielo aperto, conduce al sacrario.
Il sacrario consiste in un ambiente di 25×50 metri, incassato per 2 metri nel suolo e coperto da un imponente parallelepipedo di 25x50x3,55 metri – evocazione di un’enorme pietra tombale – che si appoggia su sei tozzi dadi in cemento armato; tra il basamento e la copertura si viene così a formare una sottile asola di luce che separa le due parti.
Il pavimento e le pareti del sacrario sono in pietra sperone a spacco di cava.
Le sepolture sono contenute all’interno della vasca ipogea, coperte dalla grande lastra il cui soffitto è leggermente curvato in modo da ridurre leggermente l’effetto di compressione dello spazio e al contempo restituire la sensazione di un peso incombente.
Completa il monumento il gruppo scultoreo di Francesco Coccia, che si erge dal muro di cinta in modo da essere facilmente visibile sia dall’interno che dall’esterno del complesso.