Ponte sul Fiume Basento

Luogo: Autostrada del Mediterraneo, raccordo Sicignano-Potenza, entrata Potenza sud

Autore: Sergio Musmeci

Cronologia: 1967 | 1981

Itinerario: Un paese industrioso

Uso: Ponte autostradale

Il ponte sul Basento, detto anche ponte Musmeci o ponte dell’Industria, fu progettato da Sergio Musmeci a partire dall’anno 1967 per connettere la città di Potenza alla via Basentana e alle aree di espansione industriale e terziaria che in quegli anni si andavano insediando lungo il corso del fiume. Il ponte costituisce l’entrata sud al capoluogo lucano per coloro che arrivano dall’autostrada A2.

La plastica struttura in cemento armato, lunga oltre 500 metri, scavalla la linea ferroviaria e il Parco del Basento. L’elemento di sostegno è quello maggiormente caratterizzato dal punto di vista architettonico: il piano stradale infatti è costituito da un sottile impalcato largo 16 metri e privo di particolari caratterizzazioni, mentre la qualità espressiva dell’infrastruttura è affidata alla proteiforme superficie sottostante, anch’essa realizzata in calcestruzzo armato.

La struttura portante, calcolata secondo il principio della minima sezione resistente, è una membrana continua di cemento armato dello spessore medio di 30 cm. Su di essa è adagiato il piano stradale, che tocca la membrana in 32 punti (16 per lato). I punti di appoggio, detti “apofisi”, sono distanti tra loro 17,30 metri e sono arretrati di circa 2 metri rispetto al margine della carreggiata. L’arretramento delle apofisi contribuisce a rimarcare la disgiunzione dell’impalcato dalla membrana sottostante, enfatizzando il contrasto tra la superficie stradale piana e le superfici concavo-convesse che la sorreggono.

La membrana di calcestruzzo armato segue un andamento fatto di dossi e avvallamenti, piegandosi a schiena d’asino, sfiorando la carreggiata e poi nuovamente ritraendosi a cercare il suolo, integrandosi con naturalezza al paesaggio fluviale. Il suo articolato profilo è il risultato di un processo progettuale molto lungo e complesso. Per giungere alla soluzione più efficiente, ovvero alla forma “ottimale” che prevede il minimo dispendio di materia e dunque il minor peso della struttura, l’ingegnere romano studiò le linee di distribuzione delle forze e il comportamento statico della membrana facendo uso di numerosi modelli in scala realizzati con tecniche innovative per l’epoca, quali le pellicole saponate, il neoprene e il metacrilato.

Musmeci aveva immaginato che la struttura fosse percorribile al suo interno. Per questo motivo aveva previsto che al di sotto dell’impalcato fosse situato un percorso pedonale che doveva svilupparsi lungo le gobbe del ponte. Tale percorso non è però mai stato ultimato e attualmente, pur restando possibile infilarsi tra le due superfici, non è certo possibile farlo in piena sicurezza. Si tratta di una vera occasione sprecata, come dimostrano le foto che inquadrano le mutevoli prospettive disegnate da Musmeci e che raccontano la spazialità interna di questa innovativa infrastruttura.

Lungo i fianchi della membrana è chiaramente leggibile la trama lignea delle casseforme. Quest’effetto di ruvidezza della superficie contrasta con la sinuosa plastica della lastra di calcestruzzo e testimonia la difficoltà di realizzazione dei casseri per il getto in opera; allo stesso tempo questa rugosità – probabilmente non cercata dal progettista – ha il merito di integrare con maggior efficacia questo singolare oggetto plastico all’interno del paesaggio in cui è inserito, a cavallo tra l’urbano e il naturale.

Testo di Manuela Raitano
Foto di Alessandro Lanzetta

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