Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria

Luogo: Bologna, Via G. Mameli, 5 

Autore: Giuseppe Vaccaro, Pier Luigi Nervi

Cronologia: 1959 | 1960

Itinerari: Architetture per la collettività

Uso: luogo di culto

Nel 1955 l’architetto Giuseppe Vaccaro fu incaricato della realizzazione del nuovo quartiere INA-Casa Borgo Panigale, posto lungo l’asse d’espansione della Via Emilia ad ovest di Bologna. Il disegno del nuovo quartiere comprendeva anche il progetto della nuova chiesa, situata in un punto focale del piano insediativo, ad assumere il ruolo di vera e propria nuova centralità urbana. Per le strutture Vaccaro fu affiancato da Pier Luigi Nervi, la cui mano è evidente nella soluzione di copertura. Il progetto della chiesa prevedeva anche un campanile progettato da Adalberto Libera, purtroppo mai realizzato.

Nell’uso sapiente dei materiali, dal cemento armato, ai serramenti metallici, al legno ed ai vetri colorati, il progetto denuncia la propria appartenenza ad una genealogia derivata dalle opere coeve di Le Corbusier.

Il muro perimetrale, perfettamente circolare, esternamente intonacato di bianco e internamente in cemento faccia a vista, è sollevato da terra e la feritoia lascia passare una luce che permette di conferire leggerezza all’intero involucro.

Il corpo di ingresso è articolato su una rigida simmetria che dispone i corpi di ingresso all’aula lateralmente alla grande vetrata policroma raffigurante la Vergine. La chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria rappresenta un chiaro risultato del rapporto e del coinvolgimento che, all’epoca, il cardinal Lercaro riuscì a stabilire con architetti del calibro di Vaccaro, Nervi, Grisleri, Vagnetti, Gorio, solo per citarne alcuni.

L’impianto circolare è alleggerito da una copertura quasi galleggiante sulla luce. La struttura, progettata da Pierluigi Nervi, è composta da quattro pilastri cruciformi che si rastremano verso l’alto, aprendosi in ampi cappelli nervati e rendendo la copertura staticamente indipendente rispetto al perimetro della chiesa.

La riforma promossa dal Concilio Vaticano II prevedeva la riaffermazione di un altare libero su tutti i lati e il ritorno ad una centralità dell’assemblea dei fedeli in comunione. La forma circolare dell’edificio consente una connessione anche liturgica tra lo spazio del presbiterio e l’assemblea dei fedeli, conformandosi perfettamente alle nuove richieste del Concilio.

Il presbiterio in posizione semicentrale non ha un’alzata, ma il suo perimetro è riconoscibile dalla differenza di pavimentazione in quanto i mattoni a spina di pesce della sala sono sostituiti da lastre di cemento. 

L’impianto centrale sperimentato da Vaccaro conferisce una forza centripeta al perimetro chiuso dell’aula, rafforzando il contrasto con la grande luminosità e alla leggerezza che le vetrate ininterrotte dell’anello superiore garantiscono allo spazio in prossimità della copertura.

Il sistema a nervature isostatiche, brevettato dalla Società Ingg. Nervi & Bartoli il 23 luglio 1949, si inserisce in una serie di sperimentazioni avviate con la copertura dell’ex-Lanificio Gatti a Roma e proseguite per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta dal grande ingegnere italiano. Nella concezione tettonica della copertura a fungo, che attraverso la separazione dal tamburo di base opaco consente la penetrazione laterale della luce, la Chiesa bolognese si collega idealmente ad altre realizzazioni dello stesso autore, quali il Palazzo del Lavoro di Torino e la rotonda dello stabilimento Kursaal ad Ostia, in provincia di Roma.

Testo Donatella Scatena
Foto di Altrospazio