Luogo: Genova, quartiere Forte Quezzi
Autore: Luigi Carlo Daneri, Eugenio Fuselli (coordinatori, capigruppo edificio A); Robaldo Marozzo della Rocca (capogruppo edificio B); Angelo Sibilla, Mario Pateri (capigruppo edificio C); Gustavo Pulitzer Finali (capogruppo edificio D), Claudio Andreani (capogruppo edificio E)
Cronologia: 1956 | 1968
Itinerario: Costruire case, fare città
Uso: Residenze, negozi e servizi
In posizione privilegiata e paesaggisticamente dominante, il quartiere genovese Forte Quezzi, realizzato in pieno boom economico, costituisce un unicum rispetto alle esperienze progettuali del programma INA-CASA, sia per dimensioni che per linguaggio architettonico. Situato quasi alla sommità di una collina, è ben visibile da gran parte del centro città, pur scontando una difficoltà di accesso e di collegamento alla città e un’inevitabile condizione di isolamento.
Il complesso, che ospita circa 4.500 abitanti, è costituito da cinque corpi lineari con uno sviluppo molto esteso (il maggiore supera i 500 metri di lunghezza) che si dispongono sinuosamente lungo la naturale configurazione morfologica del terreno. Questo rende ottimali gli alloggi sia sul piano degli affacci che dell’esposizione (per lo più est – ovest e sud) e configura l’intero quartiere – che segna un netto fuori scala rispetto all’architettura del contesto – come una specie di diga di contenimento del quartiere di Marassi, margine e presidio terminale della città.
I cinque fabbricati che compongono il complesso si caratterizzano per la presenza di due “passeggiate” destinate alla socialità tra gli abitanti e al gioco dei bambini. L’edificio A, il più alto dell’impianto, presenta come gli altri fabbricati logge continue negli appartamenti verso valle e un portico di distribuzione ai corpi-scala nell’attacco a terra, sopra il piano parcheggi, posto a livello strada. Lo stesso corpo, progettato da Daneri, presenta un altro piano completamente libero a metà del suo sviluppo: uno spazio semi-privato, libero da funzioni e accessibile agli abitanti. Sul piano del linguaggio l’architettura richiama certamente le Unitè d’Habitation di Le Corbusier, così come nell’impianto il plan Obus per Algeri del maestro svizzero.
Il grande loggiato comune costituisce anche uno dei più bei belvedere di Genova sulla città e sul mare, solitamente privilegio delle classi più abbienti, che i progettisti decidono coraggiosamente e ideologicamente di accordare a tutti i residenti del quartiere.
Opponendosi fermamente alla poetica “paesana” e vernacolare del Piano Fanfani e dell’estetica Neorealista, i progettisti del Forte Quezzi cercano dunque di affermare una via alternativa al Razionalismo che leghi la sperimentazione tipologica sui temi dell’abitare ad un’idea di architettura in grado di realizzare una porzione di città e di paesaggio.