Case per impiegati della Borsalino

Luogo: Alessandria, Corso Teresio Borsalino, 17

Autore: Ignazio Gardella

Cronologia: 1947 | 1952

Itinerario: Costruire case, fare città

Uso: Residenza

Situate in un’area subito fuori del centro di Alessandria, le Case per impiegati della Borsalino di Gardella, realizzate dal cappellificio Borsalino per i propri dipendenti, costituiscono uno degli esempi più riusciti di sperimentazione sul tema della “casa alta”. Grazie alla compostezza coerente e quasi classica del linguaggio architettonico, al controllo del dettaglio e alla grande forza del disegno complessivo, che prevale sempre sugli aspetti più comunemente “edilizi” della costruzione, queste case sono considerate uno dei più noti paradigmi dell’architettura italiana residenziale del secondo dopoguerra.

L’andamento discontinuo e segmentato del perimetro esterno è dettato dall’intenzione di segnalare gli accessi – attraverso i tagli verticali a tutt’altezza – e di contenere il più possibile il corpo di fabbrica dell’edificio in corrispondenza dei soggiorni passanti. Un’idea che nasce dunque, secondo la logica modernista, dalla distribuzione dello spazio interno degli alloggi.

I tagli degli ingressi, nel punto di massimo avanzamento della facciata verso Corso Teresio Borsalino, sono protetti da leggere pensiline metalliche, piuttosto ribassate. Sorrette da esili profilati in ferro, che inquadrano esattamente i portoni di accesso ai due corpi scala, le coperture “invadono” lo spazio del marciapiedi permettendo una completa protezione per chi arriva in automobile. I segni orizzontali delle tettoie contrastano elegantemente con la verticalità e la limitata larghezza delle fenditure verticali della facciata, dalle quali le scale ricevono luce.

Il prospetto Nord su Corso Borsalino, uniformemente rivestito in piccole piastrelle quadrate di klinker bruno a diverse tonalità, presenta bucature a tutt’altezza – da solaio a solaio – con infissi a filo esterno e persiane a chiusura scorrevole lungo la facciata esterna. Questo trattamento accentua l’andamento verticale dell’edificio che appare estremamente sottile e slanciato.

La leggera copertura dell’edificio, denunciando un serrato passo strutturale, è sostenuta da travi che sbalzano due metri oltre il filo facciata. L’attacco al cielo è dunque l’interpretazione formale di un tetto che copre l’edificio come una vela leggera e quasi indipendente dal volume.

Testo di Luca Reale
Foto di Emanuele Piccardo