Rascard Garelli

Luogo: Champoluc, Aosta

AutoreCarlo Mollino

Cronologia: 1962 | 1965

Itinerari: L’Italia va in vacanza

Uso: Casa di vacanza privata

La storia di quest’opera è singolare: il rascard Garelli, già chiamato baita Taleuc, era situato in origine dall’altro lato della Val d’Ayas; venne in seguito smontato e rimontato in un terreno posto in prossimità della chiesa di Sant’Anna, per trasformarlo in casa di vacanza privata. L’incarico per effettuare questa delicata operazione fu affidato dal committente, Felice Garelli, all’architetto torinese Carlo Mollino, che opererà nel più grande rispetto del manufatto esistente, facendo numerare i tutti i pezzi lignei per rimontarli ciascuno nella posizione originaria. Il basamento murario è invece ricostruito ex novo, per adattarsi alle diverse condizioni del terreno. All’architetto viene anche richiesto il progetto di una piccola cappella ex voto, che realizzerà sul retro della casa, al limite del bosco.

Il rascard è composto da due corpi sovrapposti: un corpo lapideo (ridisegnato in parte da Mollino) e un corpo ligneo (originario). Tra i due corpi è uno spazio vuoto che permette l’aerazione, più ampio nella baita originaria, più compresso nel rascard ricostruito. Il tetto è in lastre di ardesia. La soluzione d’angolo del corpo ligneo è tipica di un sistema costruttivo che ha origini antichissime, ma che è tuttora usato nelle strutture lignee contemporanee. Si tratta del sistema Blockbau, in cui le travi-parete vengono intagliate in modo da incastrarsi agli angoli.

L’unico elemento dichiaratamente moderno, in cui la mano dell’architetto torinese è chiaramente riconoscibile, è la scala di cemento armato che si accosta al volume sul lato sud.

Il basamento murario, costruito da Mollino, viene realizzato con grande attenzione all’uso delle tecniche tradizionali. Alcuni elementi che lo caratterizzano, come i pilastrini “a fungo” e le grate a curvatura continua, sono anch’essi sapientemente ripresi da elementi che appartengono alla scrittura originaria della baita, anche se reinterpretati attraverso l’espressione personale dell’architetto. 

Sul lato della loggia, dove imposta la scala, le travi in legno che sorreggono il primo solaio aggettano di quasi due metri.

La scala ha gradini sottili, poggiati su una trave in cemento armato dal disegno plastico fortemente espressivo. Tanto la sagomatura della trave quanto il disegno dei montanti della balaustra portano la firma dell’architetto: tipica infatti è, nella sua ricerca, la scrittura di forme dinamiche ottenute raccordando tratti di curve aventi centri di curvatura differenti.

Testo di Manuela Raitano
Foto di Altrospazio