Sistemazione e ampliamento del Museo Revoltella

Luogo: Trieste, via Armando Diaz, 27

Autore: Carlo Scarpa, Franco Vattolo

Cronologia: 1963 | 1965

Itinerario: Caccia al tesoro

Uso: Museo

Il museo viene istituito nel 1872 quando l’abitazione del barone Revoltella, progettata da Friedrich Hitzig nel 1853, venne adibita a spazio espositivo. Nel 1907 il comune acquisisce i due palazzi adiacenti – il palazzo Brunner e il palazzo Basevi – per ampliare il museo e nel 1963 incarica Carlo Scarpa del progetto. Scarpa conserva le quinte murarie dei tre edifici preesistenti e lascia inalterati gli ambienti dell’abitazione del barone Revoltella, che divengono museo di sé stessi; attua infine poche modifiche al palazzo Basevi per collocarvi gli uffici del museo, mentre trasforma radicalmente gli spazi di palazzo Brunner, modificandone l’articolazione volumetrica attraverso l’introduzione di un nuovo volume ligneo.

Il palazzo Brunner aveva una corte interna che Scarpa copre con un lucernario per trasformarla nel nuovo atrio del museo: uno spazio a tutta altezza sul quale si affacciano ballatoi, bucature e il volume vetrato della biblioteca, posta ai livelli superiori. Un lato è definito da una parete cieca, sulla quale sono incise le parole tratte dal “Fedro” di Paltone, opera di Gerhard Merz; alla base è posta una fontana, da cui parte una scala a chiocciola che porta alla biblioteca al secondo piano.

Gli spazi differiscono tra loro per i dispositivi che Scarpa progetta per far entrare la luce. Quelli al terzo piano sono illuminati dalle finestre delle facciate preesistenti, attraverso le quali è possibile vedere l’esterno. Al quarto piano, invece, le finestre sono rivestite all’interno da una parete opalina che diffonde omogeneamente la luce.

Le sale al quinto livello, poste in corrispondenza della parte piena del fronte, ricevono la luce naturale da due lucernari posti in copertura e da quattro finestre angolari, che richiamano la soluzione già usata da Scarpa nella gipsoteca di Possagno.

Il tetto di palazzo Revoltella è articolato in una serie di volumi e patii posti a quote diverse. In questo modo Scarpa crea una serie di terrazze e illumina l’atrio e gli spazi espositivi attraverso finestre, grandi vetrate e lucernari che si collocano sia sul piano verticale che sul piano orizzontale, producendo effetti di luce sempre diversi.

Un nuovo volume, rivestito in legno, è posto sul tetto e forma il sesto piano. Esso ospita opere di pittura e scultura del dopoguerra, illuminate dall’alto. Da qui una passerella sospesa conduce alle terrazze, dalle quali è possibile godere di una vista straordinaria verso la città e il mare.

Testo Gianpaola Spirito
Foto di Marco Introini