Villaggio Eni

Luogo: Borca di Cadore (BL), via Enrico Mattei

Autore: Edoardo Gellner; Carlo Scarpa (collaborazione progetto chiesa Nostra Signora del Cadore); Silvano Zorzi, Carlo Cestelli Guidi (strutture chiesa Nostra Signora del Cadore)

Cronologia: 1954 | 1962

Itinerari: L’Italia va in vacanza

Uso: Villaggio per vacanze

Il Villaggio turistico dell’Eni a Borca di Cadore testimonia la lungimirante visione imprenditoriale di Enrico Mattei, che qui realizzò un insediamento montano capace di rappresentare la sua idea di progresso, basata sul prendersi cura del lavoratore (e della sua famiglia) tanto nel tempo scandito della produzione, quanto nel tempo libero delle ferie. Mattei ne affidò la progettazione, nel 1954, a Edoardo Gellner, un architetto italiano che stava già lavorando, in quegli anni, alla redazione del Piano Paesistico di Cortina d’Ampezzo. Gellner scelse un’area di 200 ettari posta alle pendici del Monte Antelao, con poca vegetazione e un’ottima esposizione solare. Lì localizzò i vari edifici che compongono il complesso, progettandoli fino a definirne gli elementi di arredo. Il villaggio era infatti, per Gellner, un laboratorio ove sperimentare molteplici soluzioni spaziali, strutturali e tecnologiche, fino alle soluzioni di dettaglio.

Nonostante il villaggio consista di: una colonia per 600 bambini e due alberghi, a valle; la chiesa, posta su un’altura; 270 villette monofamiliari e il campeggio a tende fisse per 200 ragazzi, ai margini del bosco, esso non altera l’immagine del paesaggio alpino, ma si integra armoniosamente con lo stesso. Questo risultato viene raggiunto ubicando i volumi secondo uno schema digradante verso valle, utilizzando altresì un linguaggio innovativo, che evoca quello dell’architettura montana. Le costruzioni si snodano lungo una strada tortuosa, da cui si dipartono gli accessi alle singole unità, localizzate in modo da occupare il più possibile le aree già prive di vegetazione. Questo adattarsi alla condizione naturale iniziale contribuisce a rendere il Villaggio perfettamente integrato nel bosco.

Il complesso progettato da Gellner prevedeva anche la realizzazione di ulteriori 330 villette e di un centro sociale, mai realizzate a causa del rallentamento nella costruzione che seguì la scomparsa di Mattei, avvenuta nel 1962. Le 270 villette monofamiliari realizzate furono tutte costruite tra 1955 e il 1963. Esse sono di diverse dimensioni e tipologie, in modo da poter ospitare famiglie più o meno numerose, e sono divise in quattro gruppi principali, in modo da creare ambiti di vicinato e di socializzazione, garantendo al contempo la privacy. Hanno tutte uno sviluppo prevalentemente orizzontale per potersi meglio integrare nel paesaggio. La tipologia strutturale prevalente è caratterizzata da setti murari trasversali in cemento, la copertura presenta una falda unica, leggermente in pendenza, mentre i prospetti presentano grandi vetrate aperte su un loggiato in facciata, affinché gli spazi interni siano molto luminosi e posti in relazione con il paesaggio circostante.

La chiesa, progettata insieme a Carlo Scarpa, è caratterizzata all’esterno da fronti in calcestruzzo grezzo, da un tetto a due falde fortemente spioventi e da un campanile che termina con una guglia in acciaio. La copertura si articola in due parti, sollevandosi in corrispondenza del transetto. Ciò permette l’illuminazione ottimale della navata. Uno spazio fortemente verticale, giocato sul contrasto materico tra la copertura in legno e le scabre pareti in calcestruzzo.

Il campanile in acciaio sorregge una croce a sfere dorate. Esso appare tra le fronde degli abeti come la versione artificiale di un alto tronco.

Gli spazi interni della colonia sono tutti molto luminosi e presentano ampie specchiature vetrate che inquadrano scorci di paesaggio montano.

Il colore e la composizione astratta delle bucature producono un interessante contrasto tra artificio e natura, che richiama le coeve esperienze di Le Corbusier.

Il campeggio, infine, si colloca nella parte più alta dell’area, a una quota di circa 1.200 metri, ed è composto di quattro gruppi di “tende fisse”, ognuna in grado di ospitare fino a sei posti letto. Le capanne hanno sezione triangolare isoscele. Le falde che le ricoprono sono rivestite da assi di legno. Lo schema planimetrico è a quinconce, in modo da permettere a ciascun modulo di distanziarsi al massimo da quello più vicino e di affacciare su un piccolo lembo di paesaggio montano.

Testo Gianpaola Spirito
Foto di Emanuele Piccardo e di Davide Maffei – Associazione Culturale Edoardo Gellner architetto