Il tema della residenza pubblica e privata, nelle sue declinazioni e nel rapporto con la città e il paesaggio, è centrale per lo sviluppo economico dell’Italia del secondo dopoguerra. L’itinerario racconta la storia della costruzione della città moderna attraverso la pianificazione della casa pubblica e della residenza privata.
L’eroica stagione dei quartieri INA-CASA (1949-63) fotografa con estrema chiarezza il ruolo e l’impostazione teorico-culturali assunti dall’Italia nel periodo della Ricostruzione, e poi del cosiddetto miracolo economico.
L’itinerario attraversa anche alcune specifiche esperienze dell’architettura borghese (il condominio milanese, la palazzina romana): edifici, a volte di limitate dimensioni, che sono riusciti a “fare città” grazie alla propria intrinseca qualità architettonica o alla loro capacità di ricucitura del fronte urbano.
Alla fine degli anni Ottanta si conclude un periodo che vede terminare, in 20 anni, la realizzazione di alloggi pubblici per circa 900.000 famiglie, tre volte quelli realizzati dal Piano Fanfani. L’approccio è però ben diverso: i complessi nati con la legge n. 167/1962 sostituiscono un’idea comunitaria, che metteva al centro il tema del quartiere e la “scala umana”, con un modello sì di autosufficienza, ma anche di astrazione, salto di scala e rottura con il tessuto urbano.
Negli ultimi decenni del Novecento si registra infine un forte disinvestimento del nostro Paese sul tema dell’abitazione sociale.
Allo stesso tempo i grandi investimenti privati che hanno determinato, a cavallo del millennio, l’esplosione di un nuovo boom edilizio trainato dall’espansione dei principali sistemi metropolitani, sembrano invece aver inciso in termini di quantità più che di qualità.
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